Tutti gli stadi dei Mondiali in Qatar | Elle Decor

2022-12-02 20:11:13 By : Mr. Brandon Zou

Tra forti reminiscenze locali e qualche vezzo gratuito, la Coppa del Mondo più discussa di sempre è ospitata in sedi notevoli quanto effimere

Sono cominciati da qualche giorno i Mondiali in Qatar, un’edizione ricca di paradossi e punti oscuri: per l’assegnazione ben più che opaca; per il fatto che hanno stravolto i calendari sportivi dovendosi svolgere a cavallo tra novembre e dicembre invece che in estate; e soprattutto per il colossale numero di immigrati caduti sul lavoro durante la realizzazione degli impianti sportivi e delle strutture di hospitality. Secondo il Guardian infatti, negli ultimi dieci anni nel piccolo paese affacciato sul Golfo Persico sono morti oltre 6.500 lavoratori. Amnesty International ha inoltre affermato che molte di queste morti restano tuttora non indagate. Gli organizzatori dell’evento sono stati anche criticati per la roboante affermazione secondo cui il torneo sarà la “prima Coppa del Mondo a emissioni zero”, che è stata etichettata come quantomeno inverosimile.

Il Qatar è un paese piccolo, grande più o meno quanto l’Abruzzo, in cui vivono circa due milioni di abitanti. Non era mai successo che i Mondiali di calcio fossero organizzati da una nazione così raccolta, dove in realtà c’è oltretutto una sola città degna di questo nome: Doha, che in pochi anni si è dotata di otto stadi modernissimi. Per realizzarli si sono sfidati a colpi di idee e design alcuni tra i più importanti gruppi di architetti sportivi (e non solo) a livello internazionale. Vale la pena di dare un’occhiata ai risultati ottenuti, prima magari di domandarsi che cosa ci faranno poi mai in Qatar, a Mondiali terminati, di otto stadi così avveniristici.

Il primo stadio di questa lista merita di essere il Lusail Stadium, ovvero il rinnovato stadio nazionale del Qatar, realizzato dalla società britannica Foster + Partners, supportata da MANICA Architecture e KEO Consultants, che il suo architetto ha paragonato nientemeno che a una “nave d’oro”. Il Lusail Stadium ospita 80.000 posti a sedere disposti su due livelli, ed è rivestito da una pelle di pannelli triangolari dorati, montati su un telaio in acciaio. Anche il gruppo specializzato in architettura sportiva Populous ha lavorato alla progettazione dell'impianto, che ospiterà la prima e l’ultima partita della manifestazione. L’edificio si presenta in effetti come un vero capolavoro ed è un esempio perfetto per parlare di architettura come intervento sartoriale sull’ingegneria, e del primato di quest’ultima in progetti a larga scala. Lo stadio è composto da una base semi circolare sulla quale si innesta la struttura interna che rimanda all’antica arte araba della tessitura della ciotola. Di fatto da lontano il monumento sembra una sorta di boule provenire dal futuro. Il tetto è a forma di sella, sorretto da un anello di colonne ad arco, e pare galleggiare sul catino in cemento, la sua sezione centrale può essere retratta per consentire al campo di essere aperto o completamente coperto. Il profilo del recinto esterno dello stadio, inoltre, evoca le vele di una tradizionale Dau.

Lo Stadio 974 – progettato dallo studio spagnolo Fenwick Iribarren Architects, che ha lavorato in collaborazione con gli ingegneri strutturisti di Schlaich Bergermann Partner – prende il nome dal prefisso internazionale del Qatar, nonché dal numero di container utilizzati per costruire la sua struttura: vale a dire le scale, i chioschi, i bagni e parte del suo profilo esterno. I container, molti dei quali effettivamente utilizzati per il trasporto dei materiali al sito di costruzione, sono affiancati da una struttura modulare in acciaio. Questo è uno stadio modulare, in grado di ospitare 40mila persone, ed è pensato per essere smantellato e rimontato altrove (anche in assetti differenti ed eventualmente per una capienza inferiore). L’arena si trova di fronte mare, su un’area di 450.000 metri quadrati situata su un promontorio artificiale. La parola chiave del progetto in questo più che in altri casi sembra davvero essere sostenibilità. Il disegno modulare inoltre è stato pensato per ridurre lo spreco di materiali e per comprimere i tempi e i costi di costruzione. Grazie alla particolare attenzione nell’abito dell’efficienza idrica, in confronto alla realizzazione della media degli altri impianti, quella di Stadium 974 ha garantito un uso di acqua inferiore del 40%. Dal punto di vista simbolico lo Stadium 974 è un monumento al commercio e alla navigazione marittima, non per niente si trova nel ricco porto di Doha (mostrando una notevole aderenza logistica).

L’Al Janoub Stadium, disegnato da AECOM e da Zaha Hadid Architects, si trova ad Al Wakrah, a sud rispetto al centro di Doha, ed è un edificio caratterizzato dalle forme ampie e sinuose, vera e propria firma dello studio di architettura britannico Zaha Hadid Architects, fondato nel 1980 proprio da Zaha Hadid. Può ospitare 40.000 persone, ed è dotato di un tetto completamente retrattile per mantenere freschi giocatori e tifosi. Nelle intenzioni dei disegnatori la sua forma ricorda la vela di un sambuco – una tradizionale barca da pesca di Doha - ma alcuni osservatori maliziosi quanto critici l’hanno paragonato a una grossa vagina (non che l’osservazione sia del tutto priva di fondamento). Dopo il torneo, questo stadio diventerà la sede della squadra di calcio dell’Al Wakrah Sports Club.

L’unico edificio esistente e appositamente aggiornato per questa edizione della Coppa del Mondo è lo stadio nazionale del Qatar, situato a 10 chilometri dal centro di Doha. Il Khalifa di Dar Al-Handasah – così risulta all’anagrafe – è stato infatti per l’occasione rimodernato dal suo architetto originale, Dar Al-Handasah, con l’intenzione di aumentarne la capienza fino a raggiungere i 40.000 posti, necessari per rispettare gli standard minimi imposti dalla FIFA per le gare della fase finale di un campionato del mondo. Tra le modifiche rispetto all’edificio inaugurato nel 1976 sono da segnalare l’aggiunta di una copertura che riecheggia – con forme più sinuose – quella poggiata sullo Stadio Olimpico di Roma in occasione di Italia ’90 (una soluzione in grado di arrivare a far scuola anche a decenni di distanza), oltre a un sistema di illuminazione digitale particolarmente all’avanguardia.

Lo studio Dar Al-Handasah ha realizzato anche lo stadio che ricorda in modo davvero efficace e affascinante le forme di una tenda ad Al Khor, l’impianto si chiama Al Bayt Stadium. Il suo design fa in effetti riferimento alle tradizionali tende bayt al sha’ar utilizzate dai nomadi in tutta la regione. Al suo interno può ospitare 60.000 spettatori e la sua caratteristica forma è stata realizzata con una membrana in fibra di vetro tessuta in politetrafluoroetilene (PTFE) – gli amici possono chiamarlo teflon. La copertura include un tetto retrattile utile a completare le tecnologie di raffreddamento dell’impianto. Dopo la Coppa del Mondo, i suoi spalti verranno rimossi e utilizzati per la costruzione di infrastrutture sportive in altri paesi, tutto ciò prima che al suo posto venga costruito un hotel di lusso.

Il Thumama Stadium, firmato da Ibrahim M Jaidah, rimanda col suo aspetto di pizzo molto fitto a un tradizionale berretto gahfiya, indossato dagli uomini in tutto il Medio Oriente. L’impianto si trova a sud di Doha e ha una forma circolare, che accoglie un catino in cemento con 40.000 posti a sedere. Secondo l’architetto che l’ha progettato il suo riconoscibilissimo design ha anche uno scopo funzionale, proteggendo gli spettatori dal sole “in modo simile a quanto fa la gahfiya proteggendo la testa dal caldo”. Oltre alla struttura architettonica a tenere al fresco gli astanti ci sarà anche un sistema di raffreddamento alimentato da energia solare. Alla fine dei Mondiali 2022 è prevista la realizzazione di un boutique hotel al livello superiore, con camere affacciate sul campo (peccato che a quel punto non ci saranno più partite da vedere ma vabbè, non si può avere tutto dalla vita).

Ha l’aspetto di una vera e propria futuristica cattedrale nel deserto l'Ahmad Bin Ali Stadium, disegnato dallo studio di architettura britannico Pattern Design e dallo studio di ingegneria Ramboll. L’impianto, che sorge ai margini di Doha e praticamente in mezzo al deserto, nell’intenzione dei progettisti rappresenta in effetti il “segnale d’uscita o di arrivo al deserto”. È insomma letteralmente un landmark. L’Ahmad Bin Ali Stadium si riconosce grazie al suo esterno in metallo decorato che richiama le tradizionali facciate Naqah, tipiche del Qatar; mentre il suo esterno è caratterizzato da una teoria di sinuose (quanto apparentemente inutili) mezze lune che ricordano le vicine dune sabbiose. Come succede a tutti gli impianti del torneo, il campo sarà raffreddato artificialmente per garantire il comfort dei giocatori e dei suoi 40.000 spettatori (molti dei quali, come abbiamo visto, non sono altro che figuranti – ma del resto anche loro meritano di stare al fresco).

L’ottava e ultima sede della rassegna iridata è l’Education City Stadium, firmato dallo studio Fenwick-Iribarren Architects e da Pattern Design. Soprannominato per via del suo scintillante aspetto esteriore “diamante nel deserto”, questo impianto vede il suo esterno realizzato proprio da un motivo simile a quello di un diamante intagliato, non rinunciando a omaggiare le geometrie dell’architettura tradizionale araba. Il design in questo caso non è fine a se stesso, infatti l’intenzione è quella di rifrangere efficacemente la forte luce solare, oltre a fornire affascinanti occasioni per dei giochi di luce notturni. Alla fine della competizione mondiale l’impianto diventerà la sede del centro sportivo del distretto di Education City, per l’occasione verrà rimosso l’anello superiore di posti a sedere, al posto del quale troveranno luogo aule universitarie e spazi per eventi.